

Quanto pensi che durerà il tuo matrimonio? Altri cinque anni? Dieci? Cinquanta?
Penso che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che non durerà tanto a lungo – non alla luce dell’eternità.
L’eternità cambia il modo in cui godiamo del matrimonio e di ogni altra cosa in questa vita.
L’eternità cambia il modo in cui amiamo. Non sarebbe amorevole se tenessi mia moglie e i miei figli tanto concentrati su questa vita da arrivare impreparati a quella successiva. Alcuni cristiani enfatizzano il matrimonio talmente tanto che ciò potrebbe indurli a credere che l’obiettivo del cristianesimo sia avere un matrimonio felice e Dio diventa un mezzo per quello scopo. Sento molti credenti ringraziare Dio per le loro famiglie più di quanto lo ringrazino per la croce.
Ovviamente Dio vuole che amiamo le nostre famiglie, ma stiamo attenti. Continua a leggere
“Avviciniamoci con cuore sincero” (Ebrei 10:22).
Il comando che ci viene dato in questo passaggio è di avvicinarci a Dio. Il grande scopo dello scrittore dell’epistola agli Ebrei è che noi ci avviciniamo a Dio, che abbiamo comunione con Lui, che non ci accontentiamo di una vita cristiana a distanza da Lui. Questo avvicinamento non è un atto fisico. Non è la costruzione di una torre di Babele attraverso le nostre conquiste pr arrivare in cielo. Non è necessariamente il fatto di andare in chiesa. O andare davanti un altare. È un invisibile atto del cuore. Puoi farlo mentre sei assolutamente fermo o mentre giaci in un letto di ospedale o sul treno mentre vai a lavoro.
Questo è il centro del vangelo – questo è tutto ciò che riguardano il guardino del Getsemani e il Venerdì Santo – che Dio ha fatto cose sorprendenti e a caro prezzo per avvicinare noi a Lui. Egli ha mandato suo Figlio a soffrire e morire affinché attraverso di lui potessimo avvicinarci. Ogni cosa che ha fatto nel grande piano della redenzione è affinché noi potessimo avvicinarci. E questa vicinanza è per la nostra gioia e per la sua gloria.
Dio non ha bisogno di noi. Se noi ce ne stiamo lontani, Lui non ne è impoverito. Lui non ha bisogno di noi per essere felice nella comunione della Trinità. Ma Lui magnifica la sua misericordia dandoci libero accesso attraverso suo Figlio, a dispetto del nostro peccato, all’unica realtà capace di soddisfare le nostre anime completamente e per sempre; vale a dire Egli stesso. “Ci sono gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno” (Salmo 16:11).
Questo è il desiderio di Dio per te, anche mentre leggi questa meditazione. Questo è ciò per cui Cristo è morto: che tu potessi avvicinarti a Dio.
John Piper – tratto dal blog Desiring God
Jerry Bridges è entrato nella gioia del suo Signore la scorsa domenica sera, 6 marzo 2016, all’età di 86 anni. Il giorno prima era stato portato in ospedale al Penrose Hospital, in Colorado Springs, per un arresto cardiaco.
Infanzia
Gerald Dean Bridges nasce a Tyler, in Texas, il 4 dicembre 1929, in una casa situata nei pressi di alcune piantagioni di cotone, da genitori fondamentalisti, sei settimane dopo il famoso Martedì Nero durante il quale ci fu il crollo di Wall Street che portò alla Grande Depressione.
Jerry ha vari problemi fisici già dalla nascita: strabismo, sordità all’orecchio destro (che non si era pienamente sviluppato), colonna vertebrale e altre ossa deformi. La sua famiglia è molto povera, pertanto non sono in grado di curarlo.
Nel 1944, quando Gerald ha 14 anni, muore sua madre.
Conversione
In una notte del 1945, ha 18 anni ed è un giovane studente all’inizio del suo secondo anno universitario, mentre è da solo a casa Jerry riconosce davanti al Signore di non essere un vero cristiano, nonostante sia cresciuto in una famiglia cristiana. La settimana successiva, mentre cerca dei libri nella sua stanza del campus universitario della Oklahoma Univeristy per un compito da svolgere, trova la piccola Bibbia che i suoi genitori gli avevano regalato quando andava ancora a scuola. Pensa che, visto che ormai è diventato un vero cristiano, è arrivato il momento di iniziare a leggere la Bibbia ogni giorno. E lo fa (non smetterà più di leggerla, per tutto il resto della sua vita). Continua a leggere
Immagina di dover salire da solo su una montagna per arrivare alla vetta. Non si tratta, però, di una montagna come tutte le altre. Il suo terreno trema ed è completamente avvolta dal fumo. Una fitta nube, con tuoni e fulmini, ricopre la sua vetta. Dio scende sulla montagna sotto forma di fuoco e ogni volta che gli parli, Lui ti risponde con un tuono. Questo è ciò che ha vissuto Mosè nell’episodio descritto in Esodo 19.
Ora paragona l’esperienza di Mosè all’ultima volta che hai pregato.
Dubito che Mosè considerasse quell’incontro con Dio come qualcosa di ordinario, doveroso o di poca importanza. Oggi, a quasi tremila anni di distanza, raramente ci meravigliamo del fatto che Dio permetta a degli esseri umani così imperfetti come noi di poter stare alla sua presenza.
Com’è possibile che qualcosa di così incredibile sia diventato così ordinario? È possibile, ancora, rendere il nostro momento di comunione intima e personale con Dio qualcosa di speciale e straordinario?
Lo scorso anno ricevetti una chiamata da uno dei miei maestri, che vive in India. In lacrime mi confidò quanto fosse sconvolto dallo stato della chiesa in America: “Sembra quasi che gli americani preferirebbero più farsi un selfie con Mosè e non andare loro stessi in cima alla montagna. Perché non vogliono andare su, in cima alla montagna?”
Quando è stata l’ultima volta che hai passato del tempo da solo con Dio ed era così bello e intenso che avresti voluto non finisse mai? Magari semplicemente mentre stavi leggendo la Parola di Dio alla sua presenza.
Avevo quindici anni quando il responsabile del gruppo giovani della mia chiesa mi insegnò a pregare e a leggere la Bibbia. Ora, dopo più di trent’anni, non riesco a pensare a un modo migliore per iniziare la mia giornata. Non potrei immaginare come sarebbe la mia vita senza quel momento di rifocalizzazione giornaliera, lì su, in cima alla montagna.
È solo passando del tempo con lui, da solo, che riesco a liberarmi dell’orgoglio, della menzogna e dello stress. Continua a leggere
«Nessuno di noi è normale rispetto a ciò che Dio definisce come tale, e più ci avviciniamo a qualcuno, più ce ne rendiamo conto»: parte con una provocazione John Ortberg, nel suo Tutti sembrano normali finché non li conosci, pubblicato in italiano da CLC edizioni. Ortberg, pastore presbiteriano presso una chiesa della California, è autore di numerosi libri dedicati al tema delle relazioni, volumi che spesso sono diventati best seller e con i quali si è aggiudicato diversi premi; nel corso della sua carriera di scrittore ha fatto dello stile brillante la sua cifra caratteristica, che si aggiunge alla competenza data dalle sue lauree in psicologia e teologia. Continua a leggere