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La tranquilla potenza dell’ordinario

Pubblicato da Blog CLC Italia in 5 ottobre 2018
Pubblicato in: Edificazione, Testimonianze, Uomini cristiani e le loro madri devote.

SERIE: Uomini cristiani e le loro madri devote

Guardando alla storia della chiesa per osservare Uomini cristiani e le loro madri devote, incontriamo delle madri dalla personalità forte, alcune sono abili teologhe, altre sono degne di una biografia interamente dedicata a loro. Ma molte di più sono perfettamente ordinarie, servono le loro famiglie in una quieta oscurità domandandosi se stanno o no avendo un impatto significativo sul mondo.

In questo articolo della nostra serie, vedremo come Dio abbia usato una madre ordinaria per crescere un figlio devoto che avrebbe compiuto cose straordinarie. Avrebbe avuto un ministero mondiale che presto sarà nei libri di storia. Lei lavorò duramente senza dare nell’occhio. Eppure, John Piper avrebbe detto: “Quello che devo a mia madre per la mia anima, il mio amore per Cristo e il mio ruolo di marito, padre e pastore è incalcolabile”. 

Una mamma ordinaria

John Piper fu il secondo figlio e il primo maschio nato a Bill e Ruth Piper.

Ruth Eulalia Mohn nacque il 7 ottobre 1918 a Wyomissing Hills, in Pennsylvania (USA). Nella sua prima adolescenza aveva già fatto una seria professione di fede e cercava Dio attivamente sia a livello personale che in gruppi di studio biblico. Alle superiori conobbe Bill e i due si innamorarono subito.

William Solomon Hottel Piper era nato tre mesi e un giorno dopo Ruth in una devota famiglia della classe operaia nella vicina Bethlehem. Fece una valida professione di fede quando aveva solo 6 anni. Più tardi, quando aveva 15 anni, sperimentò un profondo fermento spirituale che lo portò a predicare il vangelo per la prima volta. Fu durante questo semplice sermone, quando dieci persone si impegnarono per Cristo, che sentì la gioia e l’entusiasmo di portare altri alla via che conduce alla vita eterna. Decise che avrebbe dedicato la sua vita all’evangelizzazione.

Dopo che Bill e Ruth si diplomarono insieme nel 1936, entrambi andarono all’università; Bill alla John A. Davis Memorial Bible School per essere addestrato come evangelista, e Ruth al Moody Bible Institute per studiare musica. Si sposarono il 26 maggio 1938 e si trasferirono subito a Cleveland, nel Tennessee, dove si iscrissero entrambi al Bob Jones College. I principi fondamentali di questa scuola si confacevano bene ai coniugi Piper e fecero amicizia velocemente con Bob Jones Sr.

Bill si laureò nel 1942 e iniziò subito il lavoro di evangelista a tempo pieno che avrebbe consumato la sua vita. Fu anche nominato membro del C.d.A. dell’università, un grande onore per un neo-laureato. Ruth rimase a Cleveland dedicandosi alle attività casalinghe e dando alla luce la prima figlia, Beverley, nel 1943.

Il loro figlio John nacque nella vicina Chattanooga l’11 gennaio 1946, cosa che lo rese tra i primi nati della generazione del baby boom. Appena pochi mesi dopo, il Bob Jones College annunciò che avrebbe trasferito la sua sede a Greenville, in South Carolina, e i Piper accettarono di trasferirsi. Avrebbero mandato avanti la loro famiglia a Greenville, a pochi isolati dall’università.

Una madre che sa fare tutto

Per tutta l’infanzia di John, suo padre viaggiava in lungo e in largo e di solito era via per due terzi del tempo, all’incirca 250 giorni l’anno. Per inquadrare questo fatto, quando John aveva 18 anni, suo padre era stato a casa per sei anni e via per dodici. Molti dei suoi viaggi duravano 10 giorni e solo occasionalmente qualcosa in più. Ruth supportò pienamente Bill nel suo ministero, anche se questo la lasciava alle prese con un doppio fardello la maggior parte del tempo.

Su Ruth ricadevano le responsabilità di gestire le proprietà in affitto, di pagare le bollette, di prendersi cura della casa e anche di lavorare part-time per guadagnare qualche extra. Ricadeva su di lei anche dirigere l’insegnamento, l’educazione e la disciplina dei figli.

Molti anni dopo, John avrebbe scritto: “Lei mi ha insegnato a tagliare l’erba, ad attaccare i fili elettrici, ad estirpare la gramigna dalla radice, a dipingere la grondaia, a far splendere il tavolo da pranzo usando un panno scamosciato, a guidare la macchina e a non far inzuppare le patatine fritte con l’olio di cottura. Mi ha aiutato con le cartine geografiche, mi ha mostrato come redigere una bibliografia, come elaborare un progetto di scienze sull’elettricità statica e mi ha aiutato a credere che l’algebra fosse una materia possibile. Trattò con gli appaltatori quando aggiungemmo uno scantinato e più di una volta mise mano alla vanga. Non ebbi mai l’impressione che ci fosse qualcosa che lei non potesse fare”.

Egli guardò con ammirazione a una madre che sembrava in grado di fare ogni cosa. Il suo esempio costante trasmise a John un amore per il duro lavoro.

Mentre Bill era via, lei dirigeva la famiglia e la casa. Ma quando lui tornava, lei cedeva subito la guida al marito. Lui guidava le preghiere in famiglia, radunava la famiglia in chiesa, orientava la disciplina. Ciò pose un primo esempio di complementarità tra marito e moglie che attecchì in John. Più tardi egli scrisse: “Non mi è mai sembrato che la guida e la sottomissione avessero a che fare con superiorità e inferiorità. E nemmeno con i muscoli o le abilità. Non era un fatto di capacità e competenze”.

Ruth non era un’accademica o una teologa. La sua fede era profonda ma semplice. I suoi figli non hanno memoria che lei leggesse altri libri al di fuori della Bibbia o che lei citasse altri versi fuorché i Proverbi. John scrisse in una poesia in suo onore:

“Mamma conosceva il Buon Libro – soprattutto i Proverbi;

anni dopo quando io ero a tremila miglia di distanza

lei continuava a citare i Proverbi nei suoi saluti.

Il messaggio era sempre lo stesso – il battito del suo cuore –

Sii saggio, figliuolo, sii veramente saggio:

temi Dio e mantieni il tuo cuore fervente“.

Egli immaginò che l’incredibile carico che aveva crescendo i suoi figli da sola l’avesse portata a estrarre dai Proverbi quella ultima goccia di saggezza che poteva applicare alla sua vita e a quella dei suoi figli.

Nessuno ebbe su John un’influenza spirituale più profonda di sua madre, quindi sembra calzare a pennello il fatto che quando John aveva 6 anni fosse Ruth ad essersi inginocchiata con lui guidandolo in preghiera a ricevere Cristo come suo Salvatore. Sebbene la memoria di quel giorno si offuscò presto nella sua mente, essa rimase sempre impressa in quella di sua madre come il giorno della sua conversione.

La sua infanzia fu spesso cadenzata dai viaggi di Bill. La famiglia era coinvolta nel fare le valigie e nell’inviare lettere chiedendo ai pastori di ospitare incontri evangelistici nelle loro chiese. Tutti insieme, Bill, Ruth e i bambini imbustavano le lettere, le mettevano nella cassetta della posta e pregavano per una risposta. Insieme accompagnavano Bill all’aeroporto e poi pregavano come famiglia per la sicurezza del viaggio e successo nella predicazione del vangelo. Dieci giorni dopo sarebbero andati nuovamente a prenderlo e avrebbero gioito nell’udire le risposte a quelle preghiere. La vita famigliare ruotava intorno alla predicazione del vangelo e gioiva delle sue vittorie.

Più tardi John sentì una profonda chiamata interiore al ministero come professione e superò la fobia di parlare in pubblico per diventare un potente predicatore. Nonostante i suoi studi teologici in America e oltreoceano e l’avvio della propria famiglia, egli rimase in stretto contatto con sua madre. Nel 1980 divenne pastore della Bethlehem Baptist Church di Minneapolis, in Minnesota, rimanendo in quella posizione fino al 2013. Il suo libro Desiderare Dio  del 1986 divenne un bestseller innescando la scintilla che lo avrebbe portato ad influenzare tutto il mondo. Oggi, è conosciuto per la sua predicazione appassionata, la sua prolifica produzione scritta e il suo ruolo strumentale nel risorgimento della teologia calvinista.

John vide sua madre per l’ultima volta nell’estate del 1974. Era tornato in America dopo aver conseguito il dottorato in Germania e stava per ottenere un posto come insegnante a St. Paul, in Minnesota. Ma prima di dirigersi verso ovest, tornò a Greenville per una visita. Nel dicembre di quell’anno Bill e Ruth si unirono a un tour di Israele. Dal secondo all’ultimo giorno visitarono la Roccia dell’Agonia, dove si pensa che Gesù abbia supplicato il Padre di rimuovere da lui il calice della sua ira. Entrambi i coniugi Piper furono profondamente commossi dall’esperienza di vedere quella roccia e di meditare ciò che esso rappresentava. Poi salirono sull’autobus diretti alla loro prossima destinazione e presero posto nei sedili davanti. Dopo pochi minuti Bill si alzò e si voltò per parlare agli altri passeggeri e poi all’improvviso si sentì l’autobus sbandare e un rumore di vetri in frantumi. Un camion guidato dai soldati israeliani e trasportante un pesante carico di legname aveva sterzato all’improvviso per schivarli, ma molte delle tavole si erano infrante contro il vetro anteriore dell’autobus, uccidendo Ruth sul colpo. Bill rimase gravemente ferito e sopravvisse solo perché si era alzato un momento prima dell’incidente.

Quella sera il telefono squillò in casa di John e gli fu data l’orribile notizia. “Papà è in ospedale. Ma tua madre non ce l’ha fatta”. Un esame della sua vita descrive la sua reazione: “John aveva bisogno di rimanere da solo. Così, andò nella sua camera, si inginocchiò accanto al letto e pianse – a pieni polmoni – per due ore. Gridò a Gesù per suo padre, sua nonna materna MaMohn, sua sorella Beverly e suo cognato Bob. Non provò alcun desiderio di rifiutare la sua morte e non pensò: «Non sarebbe dovuto essere così». Piuttosto, il suo pensiero dominate fu per suo padre: «O Signore, aiutalo… aiutalo»”.

Poco dopo la morte di Ruth, John trovò una sua cartella con l’etichetta “Lavori incompleti”. La aprì e la trovò vuota e lo prese come un simbolo appropriato della sua vita. “Mamma, mentre lei viveva qui, fu una che porta a termine i suoi compiti”, disse al suo elogio funebre, “non lasciò nessun lavoro incompleto a causa della pigrizia o di una cattiva gestione. Ciò che ha lasciato incompleto, Dio ha scelto di lasciarlo tale, non la mamma”.

John Piper è un grande teologo la cui primaria influenza nella vita e nella fede fu, con parole sue, “non esattamente un teologo”. Sebbene lei non gli trasmise i contenuti della sua teologia, plasmò il modo in cui lui si approcciò alla vita. Attraverso la sua disponibilità a portare ogni peso, attraverso la sua fede semplice ma tenace, attraverso la sua tenera empatia, attraverso la sua vita ordinaria ebbe un impatto enorme su suo figlio.

Quando lui diede una testimonianza alla Bethlehem Baptist Church come candidato pastore, le porse l’ultimo tributo: “Mi ha formato più di chiunque altro al mondo – non c’è alcun dubbio su questo”.

Forse ti vergogni della tua mancanza di conoscenza teologica o ti preoccupi di non conoscere la Bibbia così bene come vorresti. Dio può ancora usarti per avere un impatto su tuo figlio?

Forse ti indebolisci mentre lavori nell’oscurità e ti domandi se tuo figlio meriti qualcuno che faccia di più, qualcuno conosciuto per i suoi traguardi raggiunti. Può Dio usare qualcuno di così tanto ordinario?

Dalla vita di Ruth Piper vediamo che lui può – e infatti si diletta in questo – usare madri ordinarie per portare avanti i suoi scopi. Ruth dedicò la sua vita a servire suo marito e a tirare su la sua famiglia. Sebbene lo abbia fatto in modi semplici, ciò produsse un impatto profondo.

Quindi, mentre ti dedichi all’ordinario studio della Bibbia, al servizio ordinario, a compiti ordinari, sappi che Dio spesso usa una tale fedeltà per produrre cose straordinarie.

 

Tim Challies – tratto dal blog Challies

 

Lettura consigliata:

Libri di John Piper

Libri di Tim Challies

Ordinario, di Michael Horton

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