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Passate il vostro tempo in un altro contesto

Pubblicato da Blog CLC Italia in 20 aprile 2018
Pubblicato in: Cristiani, Cristiani Perseguitati, Edificazione, Libri Cristiani, Missioni.

Com’è importante che siamo radicali nel nostro dare, è anche più importante che siamo radicali nel nostro andare. È qui che la cosa si fa personale. È qui che il vostro cuore sarà toccato, forse come non lo è mai stato prima.

Non so se siate mai andati da qualche parte lontano da casa, in macchina o in aereo, per condividere il Vangelo o prendervi cura dei bisognosi nel nome di Cristo.

Mi ricordo di quando mi stavo preparando per la prima volta ad andare in Sudan, una nazione ridotta sul lastrico da anni di guerra civile. Il viaggio mi sarebbe costato circa tremila dollari. Non era facile viaggiare in Sudan dal momento che erano ancora in guerra e avremmo dovuto noleggiare un aereo e aspettare pochi altri giorni per dare corso al progetto. Mi ricordo di una cara signora nella chiesa che mi venne vicino e mi chiese: “Perché non ti limiti a mandare quei tremila dollari alla popolazione del Sudan? Non sarebbe un uso migliore del denaro rispetto al fatto di passare una settimana e mezza con loro? Pensa quanto potrebbe andare lontano quel denaro“.

Lottai con quella domanda. Stavo sprecando quelle risorse per andare quando potevo invece limitarmi a donare il denaro? Davvero dovevo andare? Continuai a lottare con quella domanda fino a quando non arrivai in Sudan. Qui ebbi una conversazione con Andrew che gettò un po’ di luce sulla domanda.

Andrew mi stava mettendo al corrente della sua vita in Sudan nel corso degli ultimi vent’anni. Conosceva la guerra da quando era nato e descrisse le varie sfaccettature della sofferenza e della persecuzione attraverso cui il suo popolo era passato. Mi parlò dei vari gruppi, la maggior parte dei quali erano organizzazioni secolari o governative, che avevano portato loro aiuti in quel periodo, e espresse il suo ringraziamento per la generosità di tante persone.

Poi però mi guardò e mi chiese: ”Anche alla luce di tutte queste cose che le persone ci hanno donato, vuoi sapere da cosa si può dire che qualcuno è un vero fratello?“.

Mi sporsi in avanti e chiesi: “Da cosa?” .

Rispose: “Un vero fratello viene a stare con te nel tuo tempo di bisogno“.

Poi mi guardò negli occhi e disse: “David, tu sei un vero fratello. Grazie per essere venuto a stare con noi“. 

Le lacrime sgorgarono dai miei occhi mentre la realtà del Vangelo acquisiva spessore in me in un modo completamente nuovo. Mi sovvenne immediatamente che quando Dio decise di portare salvezza a voi e a me, non ha mandato dell’oro o dell’argento, dei contanti o un assegno. Ha mandato se stesso, il Figlio. Mi sentii in colpa per avere solo pensato che avrei potuto mandare del denaro invece di recarmi davvero in Sudan. Come potrò mai presentare il Vangelo al mondo se tutto quello che mando è il mio denaro? Sono stato davvero così superficiale da pensare che il mio denaro sia la risposta ai bisogni del mondo?

Se vogliamo realizzare il proposito globale di Dio, questo non avverrà principalmente attraverso il dono del nostro denaro, per quanto importante questo possa essere. Avverrà principalmente attraverso il dono di noi stessi. Questo è ciò che il Vangelo significa, ed è ciò che il Vangelo richiede.

Come, dunque, andremo? Per ciascuno di noi, chiaramente, questo percorso ha inizio a casa. Ovunque voi ed io abitiamo, lì ci viene ordinato di andare e fare discepoli. Alla luce dell’esempio di Gesù, il nostro primo impatto sulle nazioni si espleterà nel discepolato che facciamo proprio intorno a noi. Ricordate che mentre fu sulla terra, Gesù non si mise in viaggio per raggiungere ogni località del mondo, e non si recò da tutte le moltitudini. Riversò la sua vita su pochi uomini per amore delle moltitudini che si trovavano in posti dove non sarebbe mai andato. Perciò, le nostre case, le nostre comunità, le nostre città sono i primi luoghi e ospitano le prime persone con cui avremo un impatto sulle nazioni per la gloria di Cristo.

Nel corso degli ultimissimi anni, la nostra chiesa ha sperimentato un lieve ma significativo spostamento nel nostro modo di intendere la parola “andare”. Per un certo tempo abbiamo continuato a cercare di organizzare e centralizzare tutti i vari tipi di ministeri comunitari in cui eravamo coinvolti. Il problema, però, era che più incoraggiavamo le persone, dotandole dei necessari strumenti, ad andare e a fare discepoli di tutte le nazioni, più difficile risultava lo sforzo di controllare tutto ciò che loro facevano. È stato allora che ci siamo fermati e ci siamo resi conto del fatto che l’ultima cosa che dovevamo fare era controllare tutto quello che tutti stavano facendo! Così abbiamo decentralizzato tutti questi ministeri e ci siamo invece concentrati sul fatto di dotare uomini e donne della capacità di avviare, gestire e portare avanti dei ministeri in tutta la nostra città.

L’effetto fu abbastanza sorprendente. Ciascuno dei nostri piccoli gruppi incominciò a riguardare ai doni, alle capacità e alle passioni presenti nel loro gruppo e poi pregarono sul modo con cui Dio voleva servirsi di loro per moltiplicare il Vangelo facendo discepoli nella comunità che li circondava. Invece di organizzare una scuola biblica estiva nel nostro campus, i vari gruppetti disseminati per tutta la nostra città incominciarono a gestire nelle loro case dei club biblici settimanali. Si accorsero di poter condividere il Vangelo con i loro vicini in modo molto più efficace invitandoli semplicemente a casa loro.

Questo sfociò nel proliferare di altri tipi di ministeri. Ora la nostra famiglia di fede guida ogni settimana degli studi biblici sui luoghi di lavoro e nelle periferie, aiuta i tossicodipendenti nei centri di riabilitazione, serve il cibo nei ricoveri per senza tetto, insegna agli orfani nei centri educativi, si prende cura delle vedove nelle case per pensionati, offre ospitalità agli anziani, insegna dei mestieri a uomini e donne, insegna a leggere a uomini e donne, culla i bambini malati negli ospedali, aiuta i pazienti nelle cliniche per il trattamento dell’AIDS, insegna l’inglese agli stranieri e fa una molteplicità di altre cose, tutte nello sforzo di moltiplicare il Vangelo, e non abbiamo dovuto organizzarne nessuna! Le possibilità sono illimitate quando i membri del popolo di Dio hanno gli strumenti e la potenza per realizzare il proposito di Dio nel contesto del luogo dove vivono giorno dopo giorno.

Andare incomincia dove viviamo, ma non si ferma lì. Se c’è un miliardo di persone che non ha mai udito il Vangelo e miliardi di altre persone che ancora non l’hanno accolto, allora siamo in obbligo di andare da loro. Questo non è un optional. È un comandamento, non una chiamata. La chiamata riguarda il dove andremo e quanto ci staremo. Non ci recheremo tutti negli stessi luoghi, e non ci fermeremo tutti per lo stesso tempo. Ma la volontà di Dio Der noi è chiaramente che portiamo il Vangelo alle nazioni.

Così, la quarta sfida dell’esperimento radicale è quella di donare un po’ del vostro tempo del prossimo anno per far conoscere il Vangelo in un contesto esterno alla città in cui vivete. Vi consiglio di programmare di dedicare almeno il 2% del vostro tempo a questo impegno. Quel 2% si tradurrà in circa una settimana, nel prossimo anno, in cui viaggerete per portare il Vangelo in un altro contesto del mondo, nel vostro stesso paese o all’estero.

Alla fine di ogni anno, uomini e donne della nostra chiesa fanno propria questa particolare sfida e il risultato è che, letteralmente, una settimana dopo l’altra abbiamo storie su dove si sono recati e che cosa hanno visto che Dio ha fatto. Ci siamo accorti che quel 2% del nostro tempo in cui vivere il Vangelo in altri contesti produce un effetto radicale sul restante 98% del nostro tempo in cui viviamo il Vangelo nel nostro contesto.

Quasi ogni domenica qualcuno o qualche piccolo gruppo viene vicino a me per dirmi ciò che hanno sperimentato quella settimana condividendo il Vangelo in un altro contesto. Una certa domenica un intero gruppo di persone si avvicinò a me. Avevano tutti il volto sorridente. Erano appena tornati dall’America Latina. La maggior parte di loro una settimana prima non si conoscevano neppure, ma ora si stringevano le mani gli uni con gli altri, traboccanti di entusiasmo per tutto quello che avevano visto che Dio aveva fatto.

Questo gruppo era venuto nella determinazione che se erano stati in grado di recarsi insieme fino ad un altro Paese per condividere il Vangelo, potevano fare lo stesso nella nostra comunità. Così, presero a incontrarsi ogni settimana e quindi ad andare periodicamente in un complesso di case popolari del centro cittadino, dove servivano dei pasti all’aperto e organizzavano programmi ricreativi. Non ci volle loro molto, però, per rendersi conto che se davvero volevano fare discepoli nel centro cittadino, dovevano fare più che limitarsi a scendervi una volta ogni tanto. Il risultato fu che stabilirono di trasferire la riunione del loro piccolo gruppo nel complesso di case popolari, dove incominciarono a riunirsi con le persone che vi risiedevano, per studiare la Bibbia insieme ogni settimana. Nei giorni che seguirono, diedero inizio a diversi ministeri per i bambini nel quartiere e videro molti uomini e donne provenienti da contesti dominati dalla droga e dalla violenza pervenire alla fede in Cristo. La moltiplicazione del Vangelo in America Latina portò alla moltiplicazione del Vangelo nel centro cittadino di Birmingham, in Alabama. Non un “aut aut“, ma un “et et“!

Ma la storia non finisce qui. Il frutto del ministero di quel gruppetto ora si estende a un’organizzazione che alcuni di quegli uomini hanno creato per offrire agli adolescenti meno fortunati l’opportunità di andare all’università e di crescere in Cristo così da poter essere preparati, per dirla con le loro parole, ad “andare in tutto il mondo e moltiplicare il Vangelo facendo discepoli”. Un’altra famiglia ha accolto in casa propria un uomo che altrimenti sarebbe rimasto senza tetto per aiutarlo a rimettersi in piedi.

A farla semplice, l’effetto moltiplicatore del fare discepoli in tutte le nazioni è senza fine. Quando un gruppo di persone ha deciso di donare il 2% della propria vita per far conoscere il Vangelo in un diverso contesto del mondo, i suoi membri non avevano idea di quanto radicalmente questo avrebbe trasformato il restante 98% della loro vita nel loro stesso contesto.

Sono persuaso che quando apriamo le nostre vite al proposito globale di Dio, egli ci mostrerà cose che non abbiamo mai visto e ci porterà in luoghi dove non siamo mai stati prima. Ci renderemo conto del fatto che Dio ci ha dato dei doni, delle capacità e delle passioni perché li sfruttiamo in modi unici in tutto il mondo.

Penso ad Adam, che eccelle nel suo lavoro alle dipendenze di una ditta produttrice di sedie a rotelle in Alabama, ma che si reca anche in Romania per contribuire a dotare di sedie a rotelle gli uomini e le donne indigenti e a ridotta capacità motoria che vi abitano. Penso a Darryl, che qui lavora nell’edilizia e poi va in Ecuador ad aiutare a costruire case per le famiglie che non hanno nulla. Penso a Will, che qui fa il veterinario, ma si reca anche in una misera riserva dell’Arizona per aiutarli con il loro bestiame.

Penso ad Andrea. È una studentessa universitaria cui, per sua stessa ammissione, non piace l’università. Dopo aver preso la maturità, si sarebbe voluta immediatamente recare in un altro paese. Per dirla con le sue parole: “Non volevo andare all’università perché sentivo che sarebbe stata una perdita di tempo. Dopo tutto, le persone stavano morendo senza Cristo ed io non avevo tempo per farmi un’istruzione“. I suoi genitori la convinsero saggiamente ad andare a scuola in Alabama, ben lontano dall’Asia o dall’Africa, dove avrebbe voluto recarsi davvero.

Andrea si oppose all’idea che la scuola fosse importante, fino a quando un giorno, nel nostro incontro di adorazione, ci trovammo a parlare dei bisogni fra i beduini, la maggior parte dei quali non avevano mai ascoltato il Vangelo e la cosa la colpì. Andrea frequentò la scuola per amore dei beduini. Non appena ne ebbe la possibilità, si iscrisse ai corsi di arabo. Non molto tempo dopo l’inizio di questi corsi, mi mandò un’e-mail in cui mi diceva che avrebbe passato un semestre a studiare arabo in Medio Oriente, dove avrebbe avuto l’opportunità di stare fra i beduini. Scrisse: “Vorrei farvi sapere che Brook Hills, questo semestre, verrà a incontrarsi con il popolo beduino, e avrò l’opportunità di parlare loro di Gesù“.

Pensate a quello che succede quando tutti noi incominciamo a considerare le nostre professioni e i nostri ambiti di esperienza non solo come dei mezzi per garantirci un reddito o per fare carriera nell’ambiente in cui viviamo, ma come delle rampe di lancio per la proclamazione del Vangelo nei diversi contesti che si trovano nel mondo. Considerate che cosa succede quando la chiesa non si limita a mandare i classici missionari in giro per il mondo, ma anche uomini e donne d’affari, insegnanti e studenti, medici e politici, ingegneri e tecnici a vivere il Vangelo in contesti dove un missionario tradizionale non potrebbe mai andare.

Se non facciamo attenzione, questo impegno del 2% potrebbe perfino portarci, un giorno, a donare il 98% del nostro tempo in un altro contesto così da tornare nel nostro contesto per una visita del 2% ogni anno. Il punto non è dove andiamo, come ci arriviamo o anche quanto ci fermiamo. Il punto è semplicemente che andiamo.

Quindi, dove andrete? Fino a che punto consentirete a Dio di stirarvi?

 

David Platt – tratto dal libro Radical, pp.178-184

 

 

 

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