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Sempre buono, mai sicuro

Pubblicato da Blog CLC Italia in 23 giugno 2017
Pubblicato in: Edificazione.

Lion

Se c’è qualcuno che deve conoscere il timore di Dio, questi erano gli Israeliti.

Erano seduti in prima fila mentre Dio affliggeva l’Egitto con ogni sorta di insetti, anfibi e malattie. Trasformò il Nilo in sangue, coprì l’Egitto con l’oscurità e portò via perfino i primogeniti degli Egiziani. Il Dio di Israele guidò il suo popolo fuori dall’Egitto con una colonna di nuvola durante il giorno e una colonna di fuoco durante la notte. Divise il mar Rosso, lasciando che il suo popolo lo attraversasse indenne. E quando gli eserciti del faraone li inseguirono, egli richiuse il mare e le acque li inghiottirono.

Ma Israele non aveva imparato la lezione.

Sette settimane dopo questa grande liberazione, questi schiavi appena liberati si stavano preparando per stare alla presenza di Dio ai piedi del monte Sinai (Esodo 19:9-11). Dio ordinò a Mosè di mettere dei limiti intorno alla montagna in modo che le persone non salissero, pena la loro morte (Esodo 19:12-13). Egli si mostrò al suo popolo, scendendo dal monte in mezzo al fuoco avvolto nel fumo (Esodo 19:18). C’era anche una spessa nuvola sul monte, con lampi, tuoni e un forte suono di tromba (Esodo 19:16).

Il popolo inizialmente tremò. Ma il loro timore non durò. 

Non sicuro, ma buono

Dio non si rivela più al suo popolo nello stesso modo. A causa di ciò, tendiamo a immaginare che se Dio potesse fare questo per noi oggi, allora gli crederemmo e lo temeremmo in modo appropriato. Potremmo anche pensare che fosse più facile per gli Israeliti temere il Signore perché videro così tanto della sua potenza e della sua forza e anche perché furono testimoni di morte in conseguenza della disubbidienza.

Ma leggendo il resto dell’Antico Testamento, vediamo come il popolo di Israele dimenticasse continuamente il proprio liberatore e soffrisse di incredulità cronica. Credettero alla bugia che Dio li avesse abbandonati, così eressero un vitello d’oro al suo posto (Esodo 32). Gli Israeliti si lamentavano continuamente (Esodo 16:2-4), credendo alla bugia che la schiavitù in Egitto fosse migliore della libertà nel deserto. Non credettero a Dio quando egli promise loro la Terra Promessa, così rifiutarono di combattere per Canaan (Deuteronomio 1:19-45). Sebbene in pochi credettero al Signore e temettero il suo nome, è chiaro nelle Scritture che la maggior parte di Israele non lo temeva – nonostante avessero visto tutte le cose che aveva fatto per loro.

In cosa stavano fallendo gli Israeliti? Cosa non credevano riguardo a Dio?

C.S. Lewis risponde in Il leone, la strega e l’armadio quando Mr. Beaver dice a Susan che Aslan (colui che governava Narnia) è un grande leone. Susan è sorpresa, perché pensava che Aslan fosse un uomo. Quindi, dice a Mr. Beaver: “Sarò piuttosto nervosa nell’incontrare un leone”. Chiede a Mr. Beaver se Aslan è sicuro, al che Mr. Beaver risponde: “Sicuro? Chi ha detto niente di questo? Ovviamente non è sicuro”. Ma è buono. Lui è il Re”.

Gli Israeliti avevano fatto conoscenza del concetto che Dio non fosse sicuro, ma non credevano che fosse buono. La radice della loro incredulità (e della nostra incredulità) è una mancanza di fiducia nella bontà di Dio. In tutti gli esempi elencati sopra, Israele credeva che la sua via fosse migliore di quella di Dio, che il loro senso di bontà fosse migliore della bontà di Dio.

Le altre nazioni intorno a Israele avevano fabbricato i loro idoli da sé stessi e non erano percepiti come sicuri. Temevano la punizione dai loro dèi, così facevano sacrifici e seguivano regole e tradizioni rigide. Ma il Dio di Israele (il vero Dio) non cercava questo tipo di timore, bensì un timore che scaturisse dalla conoscenza del suo carattere.

Dio è grande, spaventoso e potente, ma a differenza degli dèi delle altre nazioni, questo Dio è anche leale, umile, compassionevole, amorevole, paziente e personale. Gli Israeliti avrebbero dovuto temere il loro Dio in maniera diversa dalle altre nazioni. Dovevano credere che era buono.

Temere Dio ci avvicina

Se gli Israeliti avessero creduto alla bontà di Dio, avrebbero abbandonato il loro peccato per volgersi a lui. Avrebbero vissuto Proverbi 14:27: “Il timore del Signore è fonte di vita e fa evitare le insidie della morte”. Ma la maggior parte delle volte, gli Israeliti stavano correndo verso la morte. E queste persone sono un’immagine di tutti noi. Dobbiamo rivederci in loro e imparare dai loro fallimenti per temere Dio nel giusto modo.

Ma questo non ci terrebbe lontani da Dio. Dio non ci mette più limiti per avvicinarci a lui, ma piuttosto ha creato una via a lui diretta e accessibile per tutte le persone. Infatti, ci chiama ad avvicinarci al suo trono di grazia con fiducia, così che possiamo trovare misericordia e grazia nel momento del bisogno (Ebrei 4:16).

Ho iniziato a parlare alle mie paure a e al nemico: “No! Non cadrò di nuovo per questo!”. Pregavo per l’auto di Dio. Quindi ho preso la mia Bibbia e nel mio piano di lettura ho letto questo meraviglioso testo: “Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti; fate sentieri diritti per i vostri passi, affinché quel che è zoppo non esca fuori di strada, ma piuttosto guarisca. Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” (Ebrei 12:12-14). Nessun altro dio fa questi inviti. Voleva che anche gli Israeliti si avvicinassero a lui, altrimenti non li avrebbe liberati, non sarebbe sceso sul monte Sinai e non avrebbe abitato nel tabernacolo (Esodo 40:35). L’unica differenza tra loro e noi, è che noi abbiamo un migliore Sommo Sacerdote (Ebrei 4:14-15).

Dio ha sempre voluto che il suo popolo si avvicinasse a lui ed è per questo che ha mandato suo Figlio. Solo una persona poteva temerlo adeguatamente in questo mondo. Era un ramo uscito dal tronco di Isai che si dilettava nel timore del Signore (Isaia 11:1-3). Per Cristo, l’invito di Dio ad avvicinarsi a lui si estende a tutte le nazioni (Apocalisse 7:9), e per Cristo noi possiamo avvicinarci con una fiducia basata sul suo perfetto timore del Signore. Il timore del Signore non ha a che fare con la nostra distanza da Dio, ma con l’avvicinarci a lui. Quando lo temiamo, veniamo più vicino. Quando ci avviciniamo a Dio attraverso Cristo – ancora e ancora – significa che stiamo scegliendo di abbandonare il peccato. Il vero timore del Signore avvicina nella fede, nel temere Dio perché egli è Dio, ma anche nel comprendere che egli è un Dio di grazia e misericordioso.

Non è sicuro, ma è buono.

 

Liz Wann – tratto dal blog Desiring God

Lettura consigliata:

  • Il Dio indomabile, di Stephen Altrogge

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