Dio odia. Queste parole ci possono sembrare estranee. Possono suonare improprie. Ma il Dio che ama ciò che è buono deve odiare ciò che è cattivo. Il Dio che ama ciò che onora il suo nome deve odiare ciò che lo disonora. Il Dio che ama ciò che benedice le persone deve odiare ciò che le ferisce. Non potrebbe essere altrimenti e noi non dovremmo volere che lo fosse.
Negli scorsi articoli abbiamo visto ciò che Dio odia esaminando i passaggi che utilizzano parole come “odio”, “abominio” e “detestabile”. Abbiamo visto che Dio odia l’idolatria, la fornicazione e l’ingiustizia. Ora ci rivolgiamo all’ipocrisia.
Dio odia l’ipocrisia
Dio odia l’ipocrisia. Nello specifico, odia quando le persone assumono le movenze dell’adorazione facendo finta di portare a lui il loro meglio, mentre in realtà gli stanno offrendo i loro scarti.
“Non sacrificherai al Signore, tuo Dio, bue o pecora che abbia qualche difetto o qualche deformità, perché sarebbe cosa abominevole per il Signore tuo Dio” (Deuteronomio 17:1). Questo tema è ripetuto in Isaia 61:8: “Poiché io, il Signore, amo la giustizia, odio la rapina, frutto d’iniquità (o il furto nell’olocausto); io darò loro fedelmente la ricompensa e stabilirò con loro un patto eterno”.
Dio odia anche l’adorazione che segue gli apici della legge mentre ne vìola lo spirito. “Smettete di portare offerte inutili; l’incenso io lo detesto; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare riunioni,
io non posso sopportare l’iniquità unita all’assemblea solenne. L’anima mia odia i vostri noviluni e le vostre feste stabilite; mi sono un peso che sono stanco di portare” (Isaia 1:13-14). Dio non vuole avere niente a che fare con una simile adorazione. Non tollererà un’adorazione che segue i rituali prescritti mentre si ignora il senso di giustizia. “Lavatevi, purificatevi, togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova!” (16-17).
Perché Dio odia l’ipocrisia
Dio odia l’ipocrisia perché essa fa un uso improprio della religione, prendendo vantaggio dalle sue leggi e decreti per il proprio progresso. Gli ipocriti vogliono la religione – anche la fede cristiana – solo per i vantaggi che ne traggono. Ma falliscono nel volgere veramente i loro cuori a Dio e nel fare del bene al suo popolo.
È importante capire cosa non è l’ipocrisia. Ipocrisia non è la disparità tra ciò che siamo e ciò che bramiamo essere. Non è quel divario tra ciò che vogliamo fare e ciò che realmente facciamo. Piuttosto, per dirla con le parole di Kevin DeYoung, l’ipocrisia è “il divario tra l’immagine pubblica e il carattere privato. L’ipocrisia è il fallimento nel praticare ciò che si predica. Apparire agli altri esternamente giusto, mentre in realtà si è pieni di impurità e di indulgenza verso sé stessi – questa è la definizione di ipocrisia”.
Questo è esattamente ciò che accende l’ira di Dio in questi passaggi dell’Antico Testamento. Le persone vogliono le benedizioni di Dio e l’approvazione degli uomini, ma senza volgere realmente i loro cuori a Dio e sottomettere le loro vite al suo governo. Le persone vogliono seguire le prescrizioni della legge per l’adorazione, ma solo al di fuori della cultura e della superstizione, e solo per apparire bene agli occhi degli altri. Non vogliono cambiare le loro vite, le loro abitudini, i loro affetti per conformarsi al volere di Dio. DeYoung dice: “L’ipocrita è il cristiano che venera la pubblica virtù per coprire la putrefazione della cattiva abitudine privata. È l’uomo che vive una doppia vita, la donna che inganna i suoi amici perché veste gli abiti di chiesa, lo studente che con orgoglio risponde alle domande alla scuola domenicale e con altrettanto orgoglio si crogiola nell’immoralità per il resto della settimana”.
Andando al sodo, l’ipocrisia è una religione teatrale, una religione come mezzo di arricchimento personale o di accresciuta reputazione. È un abominio per Dio che vede e conosce il cuore. È un abominio per Dio che bestemmiato quando le persone utilizzano impropriamente il suo nome, la sua legge, i suoi decreti.
Il giudizio di Dio sull’ipocrita
Il Nuovo Testamento chiarisce che i giudizi più severi di Dio sono riservati agli ipocriti. Gesù non parla mai in termini più aspri di quelli che usa in Matteo 23 quando rivela dolore su dolore contro le autorità religiose. Sei volte ripete: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!”. Un’altra volta, varia leggermente le parole dicendo: “Guai a voi, guide cieche”. Castiga questi leader religiosi per la loro mancanza di sincerità, per il fatto di fare della loro religione un’attività egoista, per utilizzare in modo blasfemo la legge di Dio. Egli dà i più severi avvertimenti: “Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna?” (v. 33).
In Romani 2, vediamo Paolo avvertire delle conseguenze dell’ipocrisia. “Pensi tu, o uomo, che giudichi quelli che fanno tali cose e le fai tu stesso, di scampare al giudizio di Dio? (…) con la tua ostinazione e con l’impenitenza del tuo cuore, ti accumuli un tesoro d’ira per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio” (v. 3, 5). Il giudizio di Dio ricade su coloro che praticano le terribili opere di ingiustizia che Paolo ha elencato. Il suo giudizio ricade duramente su quanti condannano il peccato pubblicamente mentre indulgono in esso nel privato.
Speranza per l’ipocrita
Sebbene l’ipocrisia sia un abominio per Dio che incita le sue angosce più atroci, c’è ancora speranza per l’ipocrita. La speranza dell’ipocrita è Gesù Cristo. Paolo avverte delle tragiche conseguenze dell’ipocrisia, ma offre anche questa parola di speranza: “Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?” (Romani 2:4). Dio ritarda il suo immediato giudizio contro l’ipocrita così che egli abbia il tempo e l’opportunità di pentirsi di quel peccato. E se lo fa, Dio lo accoglierà e lo purificherà.
Anni prima, Gesù aveva retoricamente chiesto agli scribi e ai farisei: “Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna?”. Egli aveva anche offerto la risposta attraverso la sua crocifissione. Loro, anche loro, potevano essere perdonati se semplicemente si fossero pentiti del loro peccato e si fossero rivolti a Dio, questa volta non solo esteriormente ma prima di tutto nel loro intimo.
Versi chiave sull’ipocrisia
- Dio odia i sacrifici imperfetti (Deuteronomio 17:1)
- Dio odia i sacrifici vani (Isaia 1:13)
- Dio odia le feste del novilunio celebrate dagli Ebrei ai tempi di Isaia (Isaia 1:14)
- Dio odia il furto nell’olocausto (Isaia 61:8)
- I giudizi più severi di Dio cadono sugli ipocriti (Matteo 23)
- L’ira di Dio ricade su coloro che condannano il peccato pubblicamente ma lo praticano in privato (Romani 2:3-5)
Tim Challies – tratto dal blog Challies
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