“Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padrone di casa; se a sera, o a mezzanotte, o al cantare del gallo, o la mattina; perché, venendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quel che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate” (Marco 13:35-37).
Quando vedete la parola dunque, dovete sempre chiedervi perché sia lì.
In questo caso, collega l’intero discorso di Gesù riguardo al futuro fatto sul Monte degli Ulivi tre giorni prima della sua morte, con le azioni pratiche che i suoi discepoli dovevano compiere. Gesù ha usato l’esempio di un padrone che andava via lasciando la sua casa sotto la cura dei suoi servi.
Gesù è il proprietario e noi siamo i suoi servi. Abbiamo due responsabilità: tenere l’autorità (v.34 versione Nuova Diodati) – che vuol dire avere cura degli affari del Padrone – e vegliare! Cinque volte nei versi dal 33 al 37, Gesù ci ha ammoniti a restare svegli: “state in guardia” e “vegliate” vengono ripetuti con l’esortazione a continuare a vegliare per altre tre volte.
Notate che l’ordine di vegliare non si presenta durante il giorno. I quattro periodi di tempo citati sono tutti nella notte, quando è più probabile che stiamo dormendo: sera, mezzanotte, il canto del gallo e l’alba. Sono tutti momenti di sonno profondo quando è più naturale non essere svegli.
Detto semplicemente, Gesù ci stava dicendo che ci sarebbero stati momenti di oscurità nel corso della vita. Non si può vedere chiaramente. Si è circondati da problemi: strazio, perdita, disperazione, scoraggiamento, depressione, malattia, avversità, difficoltà economiche o bancarotta, persecuzione. Tutto quello che riusciamo a vedere è l’oscurità della nostra situazione. La tentazione di arrendersi, di dimenticare che il Padrone sta tornando e che dobbiamo, anche nei nostri momenti più disperati, continuare a vegliare.
Nel nostro vegliare per il ritorno di Cristo, stiamo tenendo le luci accese nella nostra vita. Stiamo facendo della sua casa – i nostri corpi, le nostre famiglie, luoghi di lavoro e di adorazione, “difatti in lui viviamo, ci muoviamo, e siamo” (Atti 17:28) – un posto piacevole per Gesù.
Vogliamo che le nostre vite siano tali che egli si senta a casa. Il buio rappresenta quei momenti in cui non abbiamo percezione della sua presenza, quando è più probabile che pecchiamo o agiamo in modi che non onorano Dio.
Egli vuole ritornare in una “casa” che è preparata per lui, una casa in cui quando ritorna non deve trovare la porta chiusa e l’inquilino dire: “Aspetta fuori mentre mentre pulisco e tolgo via il disordine”.
Dobbiamo essere pronti a incontrare Gesù in ogni momento, sia perché lui ritorna sia perché siamo noi che andiamo a incontrare lui.
Quindi, viste le cinque volte in questi pochi versi in cui Gesù ci ordina di rimanere svegli, come veglieremo? La versione ampliata del discorso sul Monte degli Ulivi nel vangelo di Matteo ci fornisce quattro modi:
1. Non maltrattare altri verso cui abbiamo delle responsabilità
Non abbiamo alcuna autorizzazione a compiere abusi nei confronti delle persone (24:15-51).
2. Essere pronti per il suo ritorno senza preavviso
Non abbiamo tempo di aggiustare gli errori; dunque dobbiamo vivere con una coscienza pulita (25:1-13).
3. Vigilanza non vuol dire pigrizia
Dobbiamo programmare e lavorare come se avessimo davanti una vita intera di servizio (25:14-30).
4. Vigilanza vuol dire prendersi cura compassionevolmente dei credenti e di quelli che soffrono
L’intero insegnamento di Gesù ci comanda un servizio pratico piuttosto che speculazioni profetiche (25:31-46).
Una preghiera
Signore Gesù, il mio desiderio è di essere pronto qualora tu dovessi tornare per me oggi.
George O. Wood – articolo riadattato per la pubblicazione sulla rivista online Influence Magazine
Libri consigliati:
- Seguimi, di David Platt
- Radical, di David Platt
- La via del calvario, di Roy Hession
- La vita con uno scopo, di Rick Warren
- Il digiuno voluto da Dio, di Arthur Wallis
- Per liberare lo spirito, di Watchman Nee