Anche questa settimana siamo costretti dai fatti di cronaca a parlarvi del Pakistan, una nazione che sembra stia scivolando ormai nella rovina, tra alluvioni catastrofiche, carestie imponenti e un terrorismo viscido e brutale. La breve analisi che ogni settimana in queste newsletter vi proponiamo, ha sempre come scopo principale quello di presentarvi la situazione interna di uno di quegli stati che compongono la nostraWorld Watch List (clicca nel banner in fondo a questa pagina per accedere alla WWList 2010 e ai relativi aggiornamenti), cioè l’elenco dei paesi dove i cristiani vengono perseguitati, cercando così di avvicinarvi a quei fratelli e a quelle sorelle che vivono in quel determinato paese. In Pakistan i cristiani subiscono una crescente persecuzione, con atti discriminatori in certi casi inumani come quelli che vi abbiamo presentato nella newsletter della settimana scorsa (clicca qui per approfondimenti). Ieri, mentre la minaccia delle inondazioni toccava…
Ieri, mentre la minaccia delle inondazioni toccava – e tocca – altre due città e l’emergenza colpiva – e colpisce – milioni di persone, una catena di tremendi attentati ha sconquassato questa nazione: due kamikaze si sono fatti esplodere nella moschea di Karbala Gambay Shah e il terzo alla porta di Bhatti durante una processione religiosa sciita a Lahore (Pakistan orientale), alla quale partecipavano migliaia di fedeli per ricordare Hazrat Ali, genero di Maometto ucciso in una moschea nell’anno 661. Il bilancio è di almeno 29 morti e più di 200 feriti, alcuni gravissimi. Un altro attentato è stato compiuto da uomini armati a Karachi (Pakistan meridionale), così come un corteo funebre è stato attaccato a Multan, nel Punjab. Il gruppo terroristico Lashkar-e-Jhangvi, legato ad al-Qaeda e noto per le sue posizioni anti-sciite, ha rivendicato la responsabilità degli attacchi realizzati la sera alla fine del Ramadan.
Dunque tutta questa distruzione e morte deriva da una tensione interna tra musulmani sunniti e sciiti, tensione che, come fanno notare gli osservatori internazionali, sta creando disastri anche in molte altre nazioni (come Marocco, Libano, Iraq, Iran, Yemen, ecc.). Si tratta di una vera e propria guerra fredda in seno al mondo musulmano, capitanata da una parte dalla Repubblica islamica dell’Iran, la più grande potenza sciita, finanziatrice del movimento sciita in molti paesi musulmani e non, e dall’altra la maggioranza sunnita, guidata finanziariamente (e non solo) dall’Arabia Saudita. Quest’esemplificazione, lungi dall’essere esaustiva, serve a dare un quadro generale della strisciante battaglia interna al mondo islamico e a farci capire meglio come mai avvengano attentati perpetrati da terroristi musulmani, durante processioni musulmane e in paesi musulmani e quindi con un sacco di vittime musulmane.
Nel mezzo di questa guerra fredda islamica, combattuta anche in Pakistan a suon di attentati, vivono i cristiani. La settimana scorsa vi abbiamo parlato di come i cristiani pakistani si vedano negare l’accesso ai rifornimenti di cibo e all’assistenza primaria a causa della loro fede nei vastissimi luoghi dove è in corso la disastrosa alluvione. Oggi vi ricordiamo che la persecuzione nel resto del territorio continua attraverso la piaga dei rapimenti delle giovani donne cristiane (costrette a sposare poi uomini musulmani e a rigettare la loro fede) e un’infinità di altre vessazioni nei loro confronti. Un esempio è quanto accaduto nella cittadina diMandi Bhawaldin, dove per l’ampliamento di una moschea, unilateralmente e senza permessi il leader spirituale islamico della zona ha deciso di edificare sopra il vicino cimitero cristiano, violando le tombe lì presenti. Le minacce a chi osava protestare sono scattate immediatamente e ora, nonostante il divieto a farlo, la costruzione continua, così come lo scempio delle tombe.
Fonte “Porte Aperte Italia”