Finalmente dopo ripetuti ed estenuanti tentativi da parte delle delegazioni dell’Unione Europea di far visita a Kandhamal (distretto dello stato indiano di Orissa), le autorità indiane hanno concesso un permesso ai diplomatici europei, a patto che essi non svolgano nessun tipo di attività di indagine sui tragici fatti accaduti in questa zona. Nel 2008 il distretto di Kandhamal (e non solo), infatti, fu teatro di una feroce ondata di attacchi contro i cristiani, un evento che sconvolse il mondo occidentale, demolendo l’immagine pacifica della cosiddetta più grande democrazia del pianeta. Oltre 120 persone assassinate, migliaia di case e centinaia di chiese bruciate o rase al suolo, senza parlare poi degli oltre 50.000 sfollati, scampati alla follia omicida degli estremisti indù rifugiandosi nei boschi, nelle foreste e negli improvvisati campi profughi, un fatto che lo stesso Primo Ministro indiano non esitò a definire “una vergogna nazionale”. Ebbene, le stesse autorità indiane, per mesi e mesi hanno proibito alle varie delegazioni internazionali di far visita ai campi profughi, tanto che solo ora i diplomatici UE ricevono il permesso di andare nello stato di Orissa, a patto che nessuna indagine conoscitiva sia svolta.
Ironicamente nel 2009, il leader del partito indù nazionalista Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), Mohan Bhagwat, aveva liberamente visitato la zona e organizzato un grande raduno di adepti (per la precisione a Bhubaneswar). Da molti (in particolare dalle vittime), proprio questo leader, Bhagwat, è indicato come una delle menti degli attacchi; inoltre ben 85 membri dello stesso partito nazionalista, sono sotto indagine da parte della polizia con l’accusa di aver preso parte agli attacchi.
Dunque un team di 13 rappresentati dell’Unione Europea, capeggiato dal deputato spagnolo Ramon Moreno, svolgerà un tour di 4 giorni a Kandhamal, per il quale all’inizio le autorità federali dello stato di Orissa avevano comunque rigettato la possibilità di anche solo passare per le zone specifiche teatro delle violenze anti-cristiane; poi, in un secondo momento, probabilmente a causa di pressioni diplomatiche, hanno accettato, ma alla succitata condizione. L’obiettivo del tour, naturalmente, sarebbe quello di verificare gli sforzi fatti dal governo indiano per soccorrere le vittime e perseguire i colpevoli degli attacchi, ma dubitiamo che sia possibile. Un locale attivista per i diritti umani, Ajay Singh, parla già di sgomberi forzati di profughi dalle zone dove dovrebbe passare la delegazione europea, oltre che delle continue violazioni dei diritti umani subite dalle vittime, molte delle quali impossibilitate a tornare nelle loro case – pena ulteriori violenze – a meno che non rinneghino la loro fede e si convertano all’induismo.
Alcuni indennizzi (statali e di organizzazioni cristiane e non) sono stati dati alle vittime, non a tutte e solo una minima parte di quello che era stato promesso, si parla di 1.100 persone contro i 50.000 profughi derivanti dagli attacchi. Per di più, oltre alle minacce degli estremisti subite dai molti cristiani che hanno perduto tutto quello che avevano, segnaliamo che discriminazioni, violenze e soprusi di vario genere sono stati perpetrati a danno di credenti in molte parti dell’India nel solo mese di dicembre, tra cui si contano casi in Karnataka, Andhra Pradesh, Tamil Nadu, Maharashtra, New Delhi e molte altre zone.
Confidiamo davvero che questa delegazione europea possa discostarsi dalla semplice visita diplomatica di cortesia e possa diventare uno strumento per amplificare la voce dei cristiani indiani.